La comunità di origine italiana in Scozia può vantare numeri di tutto rispetto. Si calcola che gli italo-scozzesi (Italian Scots) siano tra i 70,000 e i 100,000.
La maggior parte di questa considerevole minoranza etnica è originaria del centro-sud dell’Italia, in particolare delle provincie di Lucca, Frosinone ed Isernia.
I primi italiani a raggiungere i territori scozzesi furono gli antichi Romani. Intorno all’anno 40 le truppe di Roma si fecero largo tra i territori celtici alzando il famoso Vallo di Adriano (Hadrians Wall), che avrebbe segnato il confine tra le terre imperiali e i territori “barbari” al nord della Britannia e successivamente il Vallo Antonino, a nord di Edimburgo, il confine più settentrionale di tutto l’Impero.
Nonostante questa imponente presenza italiana in tempi antichi, un’effettiva identità italo-scozzese non si configurò prima del secolo scorso.
Negli ultimi decenni dell’800 moltissimi italiani emigrarono alla ricerca di fortuna un po’ ovunque, non solo oltreoceano ma anche nelle regioni d’Europa che davano più possibilità di una svolta.
Tra queste la Germania, i Paesi Scandinavi, l’Irlanda e… la Gran Bretagna!
Dopo la Prima Guerra Mondiale iniziò ad emergere la prima vera comunità italiana in Scozia, con Glasgow ad ospitare la terza più numerosa di tutto il Paese (più di 4000 persone).
Durante il periodo fascista, con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale molti degli italiani residenti in Scozia dovettero arruolarsi per le campagne d’Africa e divvenero così prigionieri di guerra nel loro stesso Paese, essendo scesa la Gran Bretagna ufficialmente in guerra contro l’asse Roma-Berlino.
Per questo motivo molte famiglie vennero separate e dovettero subire le discriminazioni dei britannici che consideravano gli emigrati italiani dei “nemici in casa propria”.
A un buon numero di prigionieri italiani venne dato l’ingrato e pericoloso compito di costruire le barriere anti-sottomarino lungo le remote coste scozzesi delle Isole Orcadi (le cosiddette “Churchill Barriers”) per contrastare la minaccia di un attacco tedesco alla flotta della Corona che aveva una base in queste acque. Altri prigionieri finirono relagati in Irlanda del Nord o sulla piccola e solitaria Isola di Man.
Proprio sulle Orcadi, per la precisione sulla piccola isola di Lamb Holm, è possibile trovare una piccola cappella chiamata “Italian Chapel” (in foto), costruita dai circa 550 prigionieri italiani catturati in Africa durante quegli anni difficili.
Oggi questo piccolo santuario dall’esterno bianco e rosso e dall’interno abilmente decorato ed affrescato da Domenico Chiocchetti (un prigioniero originario di Moena, in Trentino) è una delle attrazioni turistiche più conosciute e fotografate di queste isole!