La Scozia ha votato no.
Lo storico Referendum per l’indipendenza della Scozia si è svolto ieri, 18 settembre 2014, e si è concluso con la vittoria del fronte che voleva restare parte del Regno Unito.
Un sollievo o un’occasione mancata? Forse il futuro potrà dircelo o forse non lo sapremo mai.
Quel che è certo è che la giornata di ieri non è stata vana.
Ha dimostrato la grande partecipazione del popolo scozzese, portando il 97% dell’elettorato alle urne. Un tasso di astensione così basso non era mai stato registrato in Scozia.
Inoltre ha dato uno scossone alla politica del Regno Unito, dimostrando che il potere di Westminster dev’essere ripensato.
Quello che il partito del No ci tiene a sottilineare in queste ore è che un voto contro l’indipendenza non corrisponde a un voto contro il cambiamento.
Adesso tutti guardano a Westminster e a David Cameron che, appena saputo il risultato del referendum, ha tenuto a risottolineare le sue promesse: si lavorera sul decentramento, non solo per la Scozia ma per tutte le nazioni che compongono il Regno Unito (quindi anche Galles, Inghilterra e Irlanda del Nord).
In particolare al Parlamento Scozzese verranno trasferiti più poteri per quanto riguarda le tasse, la spesa pubblica e il Welfare. E si spera che questo sia solo l’inizio.
In ogni caso la nuova legislazione non verrà messa in atto prima delle votazioni per il nuovo parlamento scozzese, il prossimo 22 marzo.
Alex Salmond, Primo Ministro Scozzese e leader dello Scottish National Party che ha promosso il referendum, non molla. Vuole che il progetto di legge sia pronto entro il 22 marzo.
I prossimi mesi saranno di sicuro intensi sia a Hollyrood e a Westminster.
Nel frattempo su Twitter si moltiplicano i tweet riguardo ai Proclaimers; chi non ha sentito la loro più famosa canzone in questo periodo?
Diana Sponza
