Il mese scorso, Ottobre 2012, é stato un periodo importante per la Scozia e i suoi abitanti.
Il premier britannico David Cameron ha infatti firmato insieme al first minister scozzese Alex Salmond l’accordo per la consultazione popolare tramite referendum che si terrá nell’autunno 2014.
La questione: la Scozia dovrebbe essere un Paese indipendente?
La domanda ha qualcosa di storico e straordinario. Per la prima volta nella sua lunga esistenza il Regno Unito porrá la questione direttamente ai cittadini di una delle sue controverse regioni (un particolare riferimento alla situazione dell’Ulster, in Irlanda del Nord).
Sará dunque finalmente il popolo stesso e non il sistema politico a poter scegliere e determinare il proprio futuro in quanto nazione.
Il voto sará aperto a chi ha compiuto i 16 anni di etá.
Cosa cambierá in caso di risposta affermativa alla domanda? Potremmo dire “tutto e niente”.
Tutto perché la Scozia diventerá una nazione a sé stante, ufficialmente separata dall’UK e dalla mal sopportata Inghilterra.
Niente perché ad ogni modo il capo di Stato scozzese sará inviato da Buckingham Palace, restando la nuova Nazione parte del Commonwealth e quindi comunque unita all’UK dal punto di vista amministrativo. In due parole, la Scozia diventerebbe un Paese simile all’Australia o alla Nuova Zelanda.
Nonostante la spinta dei partiti indipendentisti, i sondaggi non sono favorevoli all’esito positivo del referendum. Il grande dubbio degli elettori potrebbe risiedere nel fatto che la Scozia, come Paese indipendente, si ritroverebbe con un debito di circa 300 miliardi di euro! Al 26 Ottobre 2012, in base ai dati dell’agenzia YouGOV, si sono dunque dichiarati a favore dell’indipendenza solo il 29% degli scozzesi, contro un corposo 55% che resterebbe cittadino del Regno Unito.
Resta tuttavia un buon 14% di indecisi che probabilmente sará determinante, agendo da “ago della bilancia”.
Un risultato che é dunque in bilico e potrebbe riservare sorprese!
Luca Cattaneo