“Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto” recita un famoso detto; ed è così che, se si vive in Italia e non ci si può permettere di visitare la Scozia (o tanto meno di viverci!), è la Scozia che viene in Italia. Suona strano? Forse un po’, ma è quello che succede davvero in un paese pressappoco sconosciuto in Piemonte.
Se non siete mai stati a Gurro, piccolissimo comune nella provincia di Verbania- Cusio-Ossola e situato a due passi dal lago Maggiore, dovete davvero concedervi una visita.
Questo borgo abitato da poco più di 200 anime è incredibilmente particolare grazie alle sue origini scozzesi che valorizza e mantiene tutt’oggi: non stupitevi quindi se, passeggiando tra le sue viuzze, sarete circondati da stemmi originali, kilt e cornamuse…A Gurro tutto ciò è la normalità!
Le motivazioni di questo legame con la Scozia risalgono all’inizio del Cinquecento, quando il reggimento scozzese del re di Francia Francesco I, arresisi a Carlo V a Pavia, tornando a casa decise di fermarsi nella Valle Cannobina (dove si trova Gurro) in attesa della primavera.
Grazie a questa loro permanenza temporanea, si trovano ancora oggi tracce che riportano alla mente la nostra amata Scozia, come la presenza di oltre 800 parole di origine gaelica nel dialetto locale o segni del loro passaggio nell’architettura del villaggio.
Nel 1973, inoltre, al borgo di Gurro fu donato il kilt ufficiale del Clan Gayre e la Sporran (classica borsetta di pelle scozzese) originale per indicare l’appartenenza ufficiale dei gurresi al Clan Gayre: gli oggetti sono conservati nel Museo Etnografico di Gurro e della Valle Cannobina.
Per ricordare le proprie origini scozzesi (di cui i gurresi vanno molto fieri) ogni domenica gli abitanti indossano il kilt, mentre nella seconda domenica di luglio si tiene una sfilata con tanto di tartan e cornamusa in occasione della festa del paese: fateci un salto se la Scozia è ancora lontana secondo il vostro portafoglio!
Greta Gontero