“Independence Day”: Il Referendum sull’Indipendenza Scozzese

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Alex Salmond,Primo Ministro Scozzese

Il 18 settembre 2014 gli scozzesi saranno chiamati alle urne per rispondere ha una semplice domanda:«La Scozia dovrebbe essere un paese indipendente?» La risposta dovrebbe essere altrettanto semplice: SI o NO.

A dare l’annuncio della convocazione del referendum è stato il primo ministro scozzese Alex Salmond leader del Partito nazionalista scozzese (Snp), il quale durante il discorso al parlamento scozzese ha pronunciato queste parole «Merita riflettere sul privilegio concesso alla nostra nazione e alla nostra generazione, niente di meno che scegliere il futuro del nostro Paese. Stiamo proseguendo un viaggio iniziato nel 1999, da quando siamo tornati ad avere un Parlamento qui nel cuore della nostra antica capitale. Ora ci sono maggiore fiducia e maggiore democrazia. Ho l’onore di annunciare che terremo il referendum giovedì 18 settembre 2014, una giornata storica in cui il popolo deciderà il futuro della Scozia. »Nelle consultazioni del 18 settembre 2014 saranno chiamati eccezionalmente ad esprimersi i giovani ragazzi dai 16 anni in su, grazie ad una legge ad hoc emanata dal parlamento scozzese, mentre alle elezioni normali potranno votare solo i maggiorenni.

Mel Gibson, in Braveheart

Secondo gli attuali sondaggi il 34% dei 4 milioni di scozzesi è favorevole all’indipendenza della nazione,  il 50% è soddisfatta dell’attuale situazione sancita dalla “devolution” del 1999, cioè governo e parlamento autonomi ad Edimburgo, mentre il 26% è ancora indeciso. Il promotore principe del referendum Alex Salmond è convinto che riuscirà a far cambiare idea agli indecisi e ai contrari, sostenendo che la campagna elettorale è lunga, e mira ad informare gli scozzesi dei benefici  che l’indipendenza porterebbe.

La campagna elettorale punterà sull’economia, sottolineando che finalmente gli scozzesi potranno gestire direttamente le proprie ricchezze,come il petrolio del Mare del Nord (uno dei più grandi giacimenti Europei), il turismo, la pesca, il whisky, e sul patriottismo, un  aspetto che soprattutto nei periodi di crisi economica ha una risonanza amplificata.

Il novello Braveheart, così soprannominato ironicamente da qualche giornalista, ha concluso il suo discorso al parlamento dicendo « Vogliamo avere un’unione sociale alla pari con le altre parti di queste isole. Continueremo ad avere Sua Maestà la regina Elisabetta come capo di stato. Ma non avremo i nostri giovani uomini e donne mandati a morire in guerre illegali come l’Iraq e non avremo più armi nucleari basate sul suolo scozzese. »

Le domande che ci facciamo noi, alle quali il Premier secessionista non ha  ancora risposto sono parecchie: che moneta avrebbe la Scozia? Avrebbe il suo esercito? Erediterebbe parte del debito del Regno Unito? La Scozia dopo la secessione sarebbe più europeista dell’attuale Regno Unito?

Il Premier, durante il suo discorso al Parlamento, ha assicurato che durante il lungo dibattito che si terrà nella campagna elettorale (che durerà più di un anno) ci saranno tutte le opportunità per analizzare e confrontare sotto tutti i punti di vista  le opportunità e le minacce di una Scozia indipendente. Quindi non ci resta che aspettare l’inizio della campagna elettorale…

Rodolfo Borgese

 

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